La storia
Palazzo Sabini è sito nella Città di Altamura, un’antica città pugliese fondata da Federico II di Svevia nel XIII secolo.
Il maestoso Palazzo immerso nel centro storico della città medievale, riceve il suo nome dall’omonima famiglia nobile del Conte Celio Sabini, il quale ne fu proprietario fino alla metà del XX secolo quando fu acquistata dal Notaio Francesco Patella di origine altamurana.
Il Conte Celio Sabini è stato un importante mecenate per la comunità di Altamura, egli infatti dedicò il suo lavoro alla crescita artistica e culturale del paese, fondando nel 1948 la Biblioteca Comunale ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico). Il progetto era quello di dotare la città di Altamura di un centro studi con una biblioteca che fosse tra le più ricche e aggiornate della Puglia del tempo.
La famiglia Sabini, una famiglia di origine patrizia romana, fu proprietaria di numerosi possedimenti e palazzi nel territorio pugliese, i quali riportano tutti lo stesso nome, ma è questo palazzo a possedere gli interni più ricchi e fastosi, ancora integralmente in ottimo stato di conservazione.
Con una pianta rettangolare profonda circa 42 metri e larga 30 metri, Palazzo Sabini ha una superficie di impronta di oltre 1000 mq. La struttura si sviluppa su tre livelli, realizzati in epoche differenti con il piano terra per parte sorto sull’antica cinta muraria Medioevale della Città di Altamura.
Costruito in muratura portante, il palazzo possiede muri massicci in conci di pietra calcarea, con volte a botte e a padiglione realizzate in tufo.
Il cuore pulsante del Palazzo risiede nel piano nobile in cui si colloca quella che era la dimora personale del Conte Sabini.
Un androne con una scala monumentale porta all’ingresso della lussuosa casa che conserva ancora gli originali sfarzi nobiliari. L’intera abitazione occupa circa 250 mq ed è sormontata da maestose volte a padiglione affrescate dalla sapiente mano di un pittore della scuola napoletana di fine ‘800. Lungo le volte dell’intera abitazione sono dipinti temi tratti dalla Natura, dalla Storia, dall’Arte e dalla Letteratura.
Al centro della casa si apre uno spettacolare salone per le feste in stile Luigi XIV. La sala è composta da pareti decorate con specchi a tutta altezza e divani in tessuto verde disposti lungo il perimetro; lo stemma del casato domina i decori della dimora, sulle porte come sui tessuti finemente ricamati a mano delle sedute e delle tende.
Il grande salone è avvolto e racchiuso da una meravigliosa volta a specchio che con i suoi colori vivaci evoca temi e personaggi della storia, della letteratura, e dell’arte del panorama internazionale e locale.
Nel corso degli anni il Palazzo è stato protagonista di numerosissime feste private esclusive i cui invitati appartenevano allo scenario nobiliare, politico e culturale del tempo. Queste stanze hanno accompagnato anniversari , cene, e balli. Si svolse qui infatti nel 1899 la celebrazione dell’anniversario del centenario della rivoluzione altamurana, evento storico che valse alla città di Altamura l’appellativo di Leonessa di Puglia. Al brindisi celebrativo erano presenti importanti personalità politiche di Puglia e Campania.
Nella metà del XX secolo il Palazzo venne acquistato dal Notaio altamurano Francesco Patella dopo anni di parziale abbandono dello stesso, essendo il Conte Sabini ed i suoi eredi trasferitisi a Roma.
L’ attuale stato di conservazione di Palazzo Sabini è dovuto all’incessante lavoro di restauro durato circa due anni, portato avanti da restauratoti della Sovrintendenza di Venezia per conto e volere di Danilo Patella, imprenditore e collezionista d’arte altamurano, il quale riceve in eredità il Palazzo da suo padre il notaio Francesco Patella. E’ infatti grazie alle sue cure e al suo amore per l’arte che il Palazzo, che in quegli anni verteva in condizioni di degrado, risorge e torna agli antichi splendori.
L’opera di Danilo Patella continua con l’allestimento di parte della sua collezione privata di oggetti d’arte all’interno della dimora che ad oggi costituisce un raffinato arredo che armoniosamente si integra nel contesto sfarzoso del Palazzo, al punto che risulta difficile, se non ad occhi esperti, distinguere ciò che appartiene alla collezione privata dell’imprenditore dall’arredo originario della dimora del Conte.
L’architettura
Palazzo Sabini con una pianta rettangolare profonda circa 42 metri ed una larghezza che va dai 20 ai 30 metri, ha una superficie di impronta di oltre 1000 mq. La struttura si sviluppa su tre livelli e gode di un panoramico terrazzino sulla città antica e sulla Cattedrale. I tre livelli, sebbene realizzati in epoche differenti, hanno tutti una struttura portante in muratura. Il piano terra, sorto sull’antica cinta muraria medievale, ha una struttura portante massiccia, con murature realizzate in conci di pietra calcarea, con volte a botte in tufo calcarenitico.
Salendo al piano nobile le pareti in muratura si assottigliano, la pietra lascia il posto al tufo più leggero, e dalle volte a botte si passa alle volte a padiglione di fattura tardo settecentesca. A questo piano gran parte delle volte sono state affrescate da un pittore della scuola napoletana durante una ristrutturazione avvenuta alla fine dell’Ottocento. E’ certo che originariamente la copertura di questo piano fosse costituita da un cassettonato in legno che, a seguito della ristrutturazione con cui si realizzarono le volte a padiglione, fu asportato e riutilizzato per costituire il piano di posa dei coppi di argilla.
Il cassettonato seicentesco, ritrovato nel corso di una recente ristrutturazione del 1990 sotto le tegole della copertura a falde, è stato recuperato, restaurato e riutilizzato come elemento di decoro. Sempre nel corso di tale ristrutturazione nei locali sottotetto sono state rinvenute porte di fattura seicentesca le quali testimoniano che Palazzo Sabini già in epoca Aragonese avesse fattezze di un palazzo nobiliare di spicco, e che sia stato successivamente adeguato alle nuove esigenze della famiglia nobile che negli anni ha aumentato il suo valore e la sua visibilità. Altrettanto valore aggiunto al palazzo è stato apportato nel corso della succitata ristrutturazione del 1990 quando Danilo Patella, imprenditore e collezionista di opere d’arte e antiquariato, riceve in eredità Palazzo Sabini e inizia un lavoro di restauro e recupero conservativo del palazzo che verteva in condizioni di degrado.
I lavori condotti nel più assoluto rispetto dell’esistente e in continuità di stile architettonico hanno fatti si che Palazzo Sabini tornasse agli antichi splendori di un tempo.